Una vita senza “Like”!
Ormai da più di dieci anni c’è un solo modo per indicare che un contenuto ci interessa, ci piace, ci appassiona, che siamo d’accordo, che lo condividiamo, che è OK, questo modo è mettere un “Like”.
Un po’ di storia.
Il pulsante Like (in Italia “Mi piace”) è comparso per la prima volta nel 2005 sul social di condivisione video Vimeo. Fu un team composto da Andrew Pile, Jake Lodwick, Kunal Shah, and Zach Klein che ebbe l’intuizione di dare la possibilità a chiunque vedesse un video su Vimeo di poter esprimere il proprio parere positivo con un semplice click. Il pulsante Like comparve nel 2007 sul social FriendFeed e a febbraio del 2009 fece la sua comparsa anche su Facebook. Nel 2010 Youtube abbandonò il suo sistema di valutazione a stelle (gli utenti potevano votare i video dando un voto da 1 a 5 stelle) a favore del più intuitivo e smart pulsante Like. Sempre Youtube nel 2012 affiancò al pulsante Like il pulsante “Dislike”. Ad agosto 2011 fu la volta di Google che nel social ormai defunto Google+ inserì il suo pulsante Like personalizzato il “+1”. Twitter e Instagram furono gli ultimi social ad adeguarsi e scelsero come pulsante “Like” un cuore. Proprio da Instagram arriva il vento del cambiamento…
Guerrilla Like
Il pulsante Like non fece altro che dare valore al click, adesso gli utenti potevano esprimere il loro gradimento sui contenuti che venivano pubblicati e gli autori di contenuti avrebbero fatto follie per una manciata di Likes. Fu subito caccia al Like, anzi divenne una vera e propria guerriglia, una sorta di lotta senza quartiere, con tutti i mezzi possibili ed immaginabili. Il like conta molto, conta a tal punto da assumere un valore monetizzabile, infatti alcune società cominciarono a vendere dei pacchetti di Likes e molti creatori di contenuti iniziarono a spendere anche fior di quattrini per avere dei più “mi piace” sui loro posts.
Meglio avere 100 like genuini che 1000 fasulli.
Lo strumento “Mi piace” messo a disposizione dai social, si è effettivamente rivelato molto utile sia per chi pubblica contenuti per diletto che per chi li pubblica per mestiere ma come facciamo sempre notare noi di Twilia ai nostri clienti sono sicuramente meglio 100 like genuini che 1000 fasulli. Se chi mette il mi piace ad un contenuto è davvero interessato a quel contenuto continuerà a seguiti, nei casi migliori comincerà anche a farti propaganda o addirittura a spendere e investire nel tuo business. In questo caso l’autore del contenuto potrà trarne un valore reale. Al contrario i mi piace fasulli e per fasulli non si intende solo comprati ma magari anche chiesti alle persone sbagliate, non avranno alcun ritorno e l’autore del contenuto avrà un beneficio solo momentaneo e puramente effimero.
La rivoluzione di Instagram
Instagram più di altri social privilegia i contenuti di qualità ed è proprio questa filosofia che ha portato il CEO del social network a pensare di “abolire” i mi piace. In realtà i likes non verrebbero del tutto eliminati, non verrebbero più visualizzati sotto il post come capita adesso, solo l’autore del post saprebbe quanti likes ha ricevuto. Si vuole far si che gli utenti si concentrino maggiormente sulla qualità dei contenuti pubblicati e non sul numero di like ricevuti da un post e che non ne vengano in alcun modo condizionati. Instagram ha deciso di dire stop alle guerre di like, un’inversione di rotta che se fosse seguita anche da altri social network potrebbe diventare una vera e propria rivoluzione nel mondo del social media marketing.
Quali sarebbero le conseguenze?
Il Mi piace, oltre a far aumentare l’ego degli autori di un contenuto è sicuramente un utile indicatore per mostrare il gradimento di un contenuto. In altre parole rende il gradimento di un contenuto immediatamente misurabile, un po’ come l’audience per i programmi TV. Se il contenuto è pubblicato da un utente che lo fa per diletto l’eliminazione del Like avrà un impatto solo sull’ego dell’utente ma se il contento è pubblicato da un’azienda, non poter percepire immediatamente quale sia stato il gradimento di un contenuto potrebbe, agli occhi di un profano, sembrare qualcosa di assolutamente negativo. Noi di Twilia vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno e se è vero che non ci sarà più l’immediata percezione di come stia andando un post e altrettanto vero che ci si potrà affidare a tipologie di valutazione e indicatori più professionali ottenuti tramite tools messi a disposizione dagli stessi social network e la cui bontà è inconfutabile. Questi tools esistono tutt’ora e forniscono dati affidabili, grafici e statistiche sul gradimento di un post o di una campagna.
Come andrà a finire?
Per il momento la rivoluzione parte solo in via sperimentale, per tastare il polso agli utenti, poi Instagram deciderà se andare avanti e rendere tutto ciò una realtà oppure ritornare sui propri passi. Noi di Twilia staremo al passo coi tempi pronti a supportare i nostri clienti con o senza Likes!