Hashtag: sappiamo utilizzarlo davvero?
Esistono ormai da 12 anni, li utilizziamo spesso e spesso ne abusiamo, stiamo parlando dell’hashtag. Gli utenti di Facebook lo utilizzano meno ma gli utenti di Twitter, di Instagram e di Linkedin ne fanno largo uso. Ma ci sono domande che spesso ci assillano riguardo il corretto uso degli hashtag: Quali hashtag si devono usare? Come si devono usare? Quanti se ne devono usare? Dove si devono inserire? Proveremo a dare delle risposte a tutte queste domande.
Cos’è un hashtag?
Ormai tutti sanno di cosa si sta parlando quando si sente la parola “hashtag”, vi invito a tal proposito a leggere anche il nostro articolo “11 anni di hashtag” pubblicato in occasione dell’ undicesimo anniversario dell’ideazione di questo particolare “tag”. L’hashtag nasce ufficialmente il 23 agosto 2007, quando l’avvocato di San Francisco Chris Messina, scrisse su un post su Twitter:
«how do you feel about using # (pound) for groups. As in #barcamp [msg]?»
La proposta di Messina presto divenne realtà e di li a poco l’uso degli hashtag si sarebbe sparso a macchia d’olio anche se ancora dopo 12 anni qualche dubbio permane.
Qual è lo scopo di un hashtag?
Lo scopo è quello di riunire in categorie “libere” i nostri contenuti: le foto se parliamo di Instagram, i post se parliamo di Twitter o Linkedin ad esempio. Gli hashtag sono delle etichette che servono ad organizzare i contenuti a seconda della tematica trattata. Non esistono categorie prestabilite, la scelta della categoria è molto flessibile, possiamo, ad esempio, ideare delle categorie ex-novo come il nome della nostra azienda o del nostro gruppo di amici. Chiaramente se quel nome è già presente come hashtag i nostri contenuti finiranno lì dentro
Come usare gli hashtag
Che si usino i social per scopi ludici o per scopi professionali è importante che il proprio messaggio sia visto dalle persone giuste. L’hashtag ci aiuta a veicolare i contenuti e quindi i messaggi che vogliamo mandare. La scelta dei giusti hashtag è fondamentale in funzione di quello che vogliamo pubblicizzare. Dobbiamo fare molta attenzione a non confonderci, tra l’uso personale e professionale c’è una bella differenza. Dobbiamo aver ben chiaro in mente chi vogliamo coinvolgere: ad esempio se adoro viaggiare e voglio far vedere al mondo le esperienze che faccio viaggiando userò determinati hashtag ma se ho un’agenzia viaggi e voglio pubblicizzare la mia agenzia ne userò altri! Proprio perché il target di persone che voglio coinvolgere è differente. Sembra banale ma se ci fate caso nel momento di pubblicare un contenuto spesso si usano indiscriminatamente tutti gli hashtag che ci passano per la testa in quel momento e che secondo noi riguardano l’argomento trattato ma non è così.
Quanti hashtag utilizzare?
Questa è una delle domande che più spesso ci vengono poste dai nostri clienti. Per pubblicizzare un contenuto spesso si è tentati ad andare su hashtag molto popolari. Basandoci sull’induzione (chi come noi lavora col web sa bene che nessuno ti spiega nulla e che molte regole si imparano tramite il metodo induttivo e facendo esperienza) e in questo caso particolare sull’osservazione ci accorgiamo invece di come i grandi Brand utilizzino un numero di hashtag mai inferiore a 7 e mai superiore a 25. Di sicuro c’è un numero massimo di hashtag che i social ti permettono di utilizzare. Su Instagram ad esempio, se ne possono utilizzare massimo 30. Su Twitter ogni post ha un numero massimo di caratteri da poter utilizzare e siccome, come vedremo in seguito, è consigliabile inserire gli hashtag nel corpo del messaggio dovrai trovare la giusta misura tra testo e hashtag. Su Linkedin invece non esiste un numero massimo di hashtag da utilizzare ma lo stesso Social consiglia di non inserirne più di 5. In linea di principio si potrebbe affermare che: più popolari sono i tuoi hashtag meno ne dovresti inserire, al contrario se i tuoi hashtag sono di nicchia potresti permetterti di abbondare. Tuttavia ricordiamo che ha più importanza la qualità degli hashtag che non il loro numero.
Dove posizionarli?
Un altro dilemma è dove posizionarli. Su Instagram non c’è problema, possiamo metterli tranquillamente nel testo del post ma su Twitter ad esempio non è così in quanto abbiamo a disposizione un numero limitato di caratteri all’interno di un post, hashtag compresi. C’è chi ha ideato uno stratagemma per aggirare questa “regola”: pubblicare gli hashtag nel primo commento. Otterremo il medesimo risultato? I nostri contenuti saranno valorizzati alla stessa maniera? Anche in questo caso osservando i grandi Brand ci accorgiamo di come probabilmente ci sono delle differenze tra la pubblicazione degli hashtag all’interno o al di fuori del post. La maggior parte dei grandi Brand “sacrifica” caratteri al messaggio per dare spazio agli hashtag e preferisce quindi mantenerli nel corpo del post.
L’analisi è importante
Al fine di non sprecare tempo e “hashtag” è importante, prima di pubblicare un contenuto fare un’attenta analisi del target. Chiaramente se pubblichiamo solo per diletto la fase di analisi ha meno importanza ma se pubblichiamo per incentivare e pubblicizzare la nostra azienda la fase di analisi assume un aspetto molto più rilevante. Il lavoro che si cela dietro la pubblicazione di un post è tanto ed è frutto di una metodica dove nulla è legato al caso. Esso si basa sullo studio dei clienti target, sulle variabili ed essi connesse, sulla natura del messaggio che si vuole inviare e su come si vuole far recepire questo messaggio. Veicolare messaggi pubblicitari attraverso i social in modo tale che tramite questi si possa convertire (trasformare gli utenti in clienti) non è assolutamente una cosa semplice, da sottovalutare o da legare al caso e alla fortuna.
In conclusione, utilizzare i social per gioco è qualcosa di divertente che possiamo fare con la massima tranquillità per conto nostro ma se decidiamo di utilizzare i social e in questo caso gli hashtag, per promuovere la nostra attività, dobbiamo farlo con la massima accortezza. L’utilizzo degli hashtag per scopi professionali è un lavoro lungo e metodico e conviene affidarsi a chi lo fa di mestiere.
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