11 anni di Hashtag
Era il 23 Agosto 2007 quando l’avvocato ed evangelista super tecnologico di San Francisco, Chris Messina postò la frase: «how do you feel about using # (pound) for groups. As in #barcamp [msg]?», che avrebbe segnato l’inizio dell’utilizzo di questo modo di contrassegnare le parole chiave di un messaggio.
La parola nasce dall’unione di “hash”, cancelletto, e “tag”, etichetta e l’intenzione era appunto quella di utilizzarla per distinguere i gruppi a cui rivolgersi.
Sono trascorsi 11 anni da quando abbiamo iniziato a prendere confidenza con l’hashtag, ma a partire da quel primo cinguettio, l’hashtag, è diventato parte del linguaggio comune. Nel 2012 è stata la parola più usata dell’anno, e nel 2014 è stata ufficialmente certificata con l’ingresso nel dizionario inglese Oxford.
Il simbolo del cancelletto ha subito una evoluzione rispetto all’idea iniziale, se scritto prima di una parola, consente di individuare tutti i messaggi su quello stesso argomento pubblicati dagli utenti dei social, oggi ne vengono usati 125 milioni al giorno.
In Italia negli ultimi 12 mesi l’hashtag più usato su Twitter è #m5s, seguito da #roma, #pd, #salvini, #italia e #renzi. La tv interrompe la politica al settimo posto della classifica, con #gfvip. A seguire #dimaio, #nominoermalmeta e #napoli.
A livello internazionale, Twitter pone l’accento sugli hashtag che seguono la scia di #MeToo, #BlackLivesMatter e #EqualPay, sensibilizzando sui diritti umani, la violenza sulle donne o l’accesso ai prodotti sanitari. Tra questi si segnala #PadManChallenge, portato avanti dalle star di Bollywood per contrastare il tabù delle mestruazioni in India e favorire la diffusione di assorbenti. In Senegal ha avuto risalto #Touchepasa?moncorps, contro la mutilazione genitale femminile. In Italia nel febbraio scorso la chef Cristina Bowerman ha lanciato #iotornoacasadinotte per una maggiore sicurezza stradale a Roma.